C’è una frase tanto semplice quanto spietata: “Un popolo di pecore genera un governo di lupi.” Non è soltanto un aforisma dal sapore cinico, ma una lente attraverso cui leggere la storia, la politica e persino la vita quotidiana. Il senso è chiaro: la qualità della classe dirigente non si misura solo nei palazzi del potere, ma nasce, cresce e si radica nella mentalità del popolo che la esprime. Se i cittadini rinunciano a pensare, se si adagiano nella passività, se cedono alla paura o all’apatia, allora il terreno è fertile perché chi governa diventi predatore.
La dinamica della delega cieca. La pecora non discute, non si ribella, non si interroga: segue. È questo l’atteggiamento che, quando diventa maggioranza, apre la porta al dominio dei lupi. Governi autoritari, oligarchie, persino certe democrazie stanche hanno sempre la stessa radice: masse che preferiscono la comodità dell’obbedienza al rischio della libertà. La delega cieca è una trappola. Ogni volta che il cittadino dice “ci penseranno loro”, senza porsi domande, senza vigilanza, senza critica, quel cittadino consegna un pezzo di sé a chi – inevitabilmente – se ne servirà.
Lupi travestiti da pastori. I lupi non arrivano quasi mai con i denti scoperti. Si presentano come pastori, protettori, garanti di ordine e sicurezza. Parlano di stabilità, promettono pane e tranquillità, blandiscono con parole rassicuranti. Ma dietro l’abito del custode si nasconde l’anima del predatore.
La storia è piena di esempi: leader che si proclamavano salvatori e che, invece, hanno costruito regimi; governanti che dicevano di difendere i deboli e che, alla fine, hanno sfruttato proprio chi li aveva seguiti senza condizioni.
Il prezzo della disattenzione. La libertà non si perde tutta insieme: svanisce poco alla volta. Prima un diritto “sacrificato per l’emergenza”, poi un’informazione manipolata, poi un gesto di censura che sembra innocuo. Intanto le pecore brucano tranquille, finché si accorgono di essere circondate. Il prezzo della disattenzione è alto: il cittadino paga in dignità, in diritti, in futuro. E quando si sveglia è troppo tardi, perché i lupi hanno già chiuso il recinto.
La responsabilità del popolo. Ma il messaggio della frase non è disperato: è un monito. Non dice solo che i lupi sono colpa dei lupi. Dice, soprattutto, che i lupi prosperano solo se ci sono pecore. In altre parole, il potere predatorio è possibile soltanto quando il popolo rinuncia al suo ruolo attivo. Essere cittadini significa partecipare, informarsi, dubitare, chiedere conto. Significa anche dire di no, quando serve, e soprattutto non ridursi a spettatori della propria vita politica.
Conclusione. “Un popolo di pecore genera un governo di lupi” non è solo una condanna della politica: è una lezione di civiltà. La qualità di chi governa è lo specchio della qualità di chi è governato. E se davvero vogliamo meno lupi, dobbiamo smettere di essere pecore. Perché i lupi temono una cosa soltanto: un popolo che ha imparato a pensare con la propria testa.
Published by

Lascia un commento