Viviamo tempi curiosi. Non bastava doverci guardare le spalle dai ladri: adesso bisogna pure stare attenti a non diventare “colpevoli” solo per averli ripresi mentre rubano. Il reato non è più solo il furto, ma anche l’atto di documentarlo. Un cortocircuito che più che giustizia somiglia a una barzelletta, solo che non fa ridere. Pensiamoci bene: se non ci fossero state le telecamere di sorveglianza, quanti criminali resterebbero indisturbati? Eppure, nel nostro ordinamento accade che diffondere le immagini di un reato sia considerato più grave del gesto criminale ripreso. Siamo arrivati al punto che il ladro, ripreso in piena azione, rischia meno del cittadino che lo ha filmato. Se questo non è un paradosso… Il concetto di giustizia, almeno nell’immaginario comune, dovrebbe premiare chi contribuisce a fermare un reato e non punirlo. Invece, spesso accade il contrario: l’autore del video rischia di essere accusato di violazione della privacy, mentre il ladro, per assurdo, può addirittura appellarsi al fatto che la sua immagine è stata diffusa senza consenso. Una scena degna di un teatro dell’assurdo. Eppure, sono proprio quelle riprese che spesso permettono alle forze dell’ordine di identificare i delinquenti e, finalmente, interrompere le loro “carriere”. Telecamere private, cellulari, dash cam: strumenti che diventano testimoni involontari, ma preziosissimi. Se fossero vietati del tutto, quanti colpi rimarrebbero impuniti? Qui non si tratta di incitare alla gogna pubblica o di trasformare Internet in un tribunale improvvisato. Si tratta di semplice buonsenso. Se un ladro viene colto sul fatto e immortalato da una telecamera, il reato non dovrebbe diventare l’aver premuto “rec”. Perché se c’è giustizia, è al criminale che bisogna chiedere conto, non al cittadino che ha avuto l’accortezza – o la fortuna – di registrare. Il cittadino non chiede tanto: solo di non finire sotto processo per aver aiutato la giustizia. Sarebbe già un bel passo avanti. Perché la vera ingiustizia è questa: trovarsi dalla parte giusta e scoprire che la legge ti ha appena messo dalla parte sbagliata.
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