C’è chi dice che i libri cartacei profumino di vita. Altri, più pratici, sostengono che un e-book sia come avere una biblioteca in tasca. La verità? Entrambi hanno ragione, ma solo fino a quando non si tratta di prendere il tram alle otto di mattina: lì, l’e-book vince a mani basse, perché un tomo di 900 pagine in borsa è un ottimo allenamento, ma per i bicipiti. Leggere è un atto antico e rivoluzionario. Non importa che lo si faccia sfogliando pagine che scricchiolano tra le dita o toccando un display retroilluminato: leggere ci permette di abitare mille vite, di guardare il mondo con occhi che non sono i nostri, di capire che persino il vicino di casa, quello che parcheggia male, potrebbe avere una storia interessante da raccontare. La domanda, però, resta sempre quella: si legge meglio su carta o su e-book? Il cartaceo ha il fascino dell’oggetto: copertine che si mostrano fieramente sulla libreria, sottolineature che diventano cicatrici intime del lettore, segnalibri dimenticati che raccontano più di una data scritta in fondo a una pagina. L’e-book, invece, è il regno della praticità: caratteri regolabili, notti passate a leggere senza disturbare nessuno, un’intera enciclopedia infilata nello zaino digitale. Ma il vero punto non è dove leggiamo. È perché leggiamo. C’è un’antica verità che gira nei corridoi delle scuole di scrittura: per diventare un buon autore bisogna essere prima un lettore vorace. E non solo perché leggere ti insegna lo stile, il ritmo, i segreti delle trame: leggere ti educa alla pazienza, ti obbliga a rallentare in un mondo che corre. Ti invita a sostare sulle parole, a lasciarle decantare, a scoprire che la frase che oggi sembra banale domani potrebbe illuminarti come una lampadina accesa in soffitta. Il libro è uno specchio che non riflette il tuo viso, ma la tua interiorità. Più leggi, più scopri lati di te che ignoravi: una fragilità che ti accomuna a un personaggio, una forza che pensavi di non avere, una domanda che ti fa compagnia per anni. E tutto questo, sia che arrivi da un tomo rilegato in pelle o da uno schermo e-ink, è un regalo che resta tuo. E allora forse la vera differenza non è tra carta ed elettronica, ma tra chi legge e chi no. Perché chi legge, inevitabilmente, scrive meglio la propria vita. Che poi decida di trasformarla in romanzo, diario segreto o semplice ricordo poco importa: leggere significa nutrire la mente e allenare l’anima a non accontentarsi delle risposte facili. In fondo, il libro – qualsiasi libro – non è mai un oggetto. È un invito. Una mano tesa che ti dice: “Vieni, c’è un mondo che aspetta di essere scoperto”. E noi, da buoni lettori, non dovremmo mai smettere di accettare quell’invito.
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